mercoledì 15 giugno 2016

Onanismo digitale - Strumento del demonio

di Gé Fratello - Onanismo digitale

Ecco l’uomo, che cerca sempre di essere “da un’altra parte”, di distogliere lo sguardo, disinteressarsi, di far dire di no a qualcun altro, di non voler saperne dell’emotività di chi gli sta di fronte, almeno che non lo renda superiore.
Del resto, non si può pretendere che un soggetto scelga tra una persona, che non sa usare professionalmente tecniche di coinvolgimento, carisma, eloquenza, loquacità, fascino e un telefono, che è sempre più basato sull’impatto emotivo dell’acquirente; spot brevissimi che vanno a pescare nel cervello primitivo e a far leva su istinti spesso inconsci, sulla volgarità intellettuale che segretamente si desidererebbe esprimere a qualcuno, l’umorismo becero o poco profondo, o addirittura razzistico (in tutti i sensi). E questo per fuggire a una gabbia emotiva che ci siamo scelti, che abbiamo cercato e non abbiamo risolto, non risolviamo, anche mentre ci siamo dentro a causa del nostro sdoppiamento inconscio. Può essere una cena al ristorante, la sera col fidanzato, un incontro di lavoro, un pranzo in famiglia, al bar con un amico, ecc. Un problema che c’era anche con la televisione, ché andava a congelare rancori, incomprensioni, silenzi, intolleranze: almeno non l’avevamo in mano, o in tasca, come lo smartphone e ci sottraeva dall’onanismo digitale che adesso si usa per fare gli snob, per comunicare che siamo “qualcuno”, ma anche per non far fatica a capire chi abbiamo davanti e non doverci accorgere che è come noi. Questa è un’interpretazione di quello che oggi è chiamato
phubbing.

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