L’ubriacone
e l’oste
Un problema rilevante del nostro vivere è spesso la paura, nelle sue
varie forme e trasformazioni. Spesso si razionalizza, davanti a una paura, in
un modo demagogicamente pulito, facile da far accettare alla massa
illusoriamente dominante, facendo leva sui bisogni primari delle persone, come
il lavoro, la salute, la sicurezza, la religione… (“potresti perdere il
lavoro…, “quelli ti attaccano qualche malattia pericolosa”, “Quella è gente
violenta perché non è della nostra religione e poi sono senza lavoro”, ecc.).
Ma forse, ancora più in profondità, di questa paura, possiamo trovare un senso
di colpa e un conseguente sentimento scomodo, imbarazzante. Ecco, questo
sentimento, diciamo, rimosso, risiede nella vecchia e potente Europa, che
conquistò con la forza il resto del mondo per poterlo sfruttare in tutti i modi
e mantenerlo alle proprie dipendenze. Poi passò, in parte, il potere, in
maniera più o meno volontaria, ad altri che portarono avanti, ampliarono e
modernizzarono il dominio e lo sfruttamento democratizzato per il mantenimento
del regime di vita capitalistico. Adesso tutti abbiamo paura, paure nuove si
sono aggiunte a quelle vecchie. Il vecchio padrone del mondo barcolla e in una
masochistica danza dell’ubriaco, sembra non fermarsi; forse qualcuno in alto
offre ancora da bere a chi è già sbronzo e ride aspettando la sua lenta caduta.
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