Quando i diversi erano veri si faceva uscire le diversità, anche
quelle nocive, rendendole visibili. Questa abitudine trasportava nel flusso
anche ciò che l’individuo non conosceva e gli altri facevano diplomaticamente notare
questo prodotto uscito. Nessuno aveva paura di essere ammalato, perché tutti
sapevano di esserlo e, il fatto di essere ammalati pubblicamente, arricchiva,
perché si teneva ciò che aveva di utile la malattia, si conosceva, si
ottimizzava, si sublimava il peggio e si imparava a vederlo meglio, in ognuno
si vedeva comunque parte di se stessi. Cosicché la diversità disinvolta e
consueta lasciava trapelare i lati ombra sfuggenti evitando che essi
diventassero i padroni.
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